La Giazzèra del Crotto Plinius è una struttura interrata per la quasi totalità, costruita con pareti di sasso, profonda circa quattro metri. A Ovest della struttura vi è ancora la porticina originale dalla quale, un tempo si accedeva tramite un cunicolo interrato per estrarre il ghiaccio nei mesi caldi e una piccola finestra posta a livello della strada che permetteva invece il carico del ghiaccio nel periodo invernale.

Si presume che l’intero vano venisse riempito fino al massimo consentito, e che poi il livello scendesse fino a quello del cunicolo di accesso laterale, dovuto da un lento scioglimento e da naturale compattazione. Il ghiaccio, che lentamente si scioglieva ai bordi, scendeva e manteneva il contatto con le pareti, evitando la formazione di un’intercapedine dove l’aria avrebbe accelerato il processo di liquefazione. Anche le acque di scioglimento stagnanti avrebbero contribuito, velocizzando il processo di fluidificazione. Per questo motivo, la ghiacciaia disponeva – sul fondo dl pavimento – di un sistema di raccolta o di drenaggio, che scaricava l’acqua in eccesso nel pozzo adiacente, profondo 14 m. Una volta riempita, la stanza refrigerata veniva chiusa fino al momento della vendita e dell’utilizzo del ghiaccio.

La ghiacciaia è un ambiente in cui veniva prodotto e/o immagazzinato il ghiaccio, l’antenata del nostro attuale frigorifero, arrivato solo intorno agli anni venti del secolo scorso a seguito dell’elettricità e dell’industrializzazione in generale.

Dalla fine del Settecento fino agli anni ’60 del Novecento, in Lombardia e soprattutto nei dintorni dei laghi, vennero cotruite e utilizzate le ghiacciaie. Veri e propri spazi architettonici chiamati anche Glazèr o Giazzèere, progettati e costruiti per stiparvi in inverno il ghiaccio prelevato dalla superficie congelata del lago, elemento fondamentale, durante il periodo più soleggiato, per la conservazione del pesce e altri alimenti.

Lo stesso ambiente veniva invece chiamato Neviera o Nevera, quando oltre alla superficie solida del lago, veniva utilizzata la neve sommitale, subito costipata, per far sì che si trasformasse in gelo.

La temperatura interna era costantemente molto bassa, tanto che il sole estivo non riusciva a sciogliere la neve, in questo modo i pezzi ghiacciati ben coperti col fieno, si conservavano tutto l’anno. Per svolgere queste funzioni venivano sfruttati freddo e acqua, presenti nella nostra zona.

Il ghiaccio così immagazzinato veniva usato nei mesi estivi per la conservazione dei cibi presso il ristorante Crotto Plinius. La restante parte veniva divisa e venduta alle famiglie benestanti già in possesso di primi rudimentali frigoriferi (armadietti coibentati) dove si poneva i cubi refrigerati nella parte posteriore e gli alimenti in quella anteriore), o alle farmacie per l’utilizzo nel settore medico.

All’interno della grotta raffreddata, veniva sistemata una rudimentale scala in legno, facile da spostare, attraverso la quale si scendeva giungendo in profondità.

Alla radice di questa tipologia costruttiva, quale appunto la Giazzèra, vi è stato uno studio alquanto approfondito. Fondamentale è stato – da sempre – il ruolo svolto dalla scelta geografica. La locazione doveva necessariamente essere individuata con precisione osservando i punti dove la neve avrebbe resistito più a lungo possibile, in una zona di per sé molto raffrescata e riparata dal sole.

La vicinanza di un lago o di una qualsiasi sorgente d’acqua che ghiacciasse nel periodo invernale, era fondamentale per l’approvvigionamento del ghiaccio che – nel nostro caso – veniva raccolto a poche centinaia di metri nell’attuale Parco Lagozza.

La Lagozza fino agli anni ottanta era un laghetto alimentato da alcune sorgenti sotterranee abitate da una varia moltitudine di pesci, i ragazzini vi imparavano a nuotare e, d’inverno, la superficie solida, permetteva di pattinare. Con il passare degli anni, il laghetto diventò una piccola palude e si cominciò a pensare di prosciugarne le acque per ottenere l’attuale superficie verde, area oggi dedicata alle feste a disposizione della popolazione di Arcisate.

Anche ora, nonostante gli inverni siano diventati più miti, la collina del Crotto Plinius rimane più fredda con i prati dipinti dalla brina mattutina per tutto il periodo invernale. Durante il periodo estivo, la protezione degli alberi e la locazione all’imbocco della Valceresio, garantiscono una piacevole frescura e una costante ventilazione.